I tuoi sguardi e i tuoi sorrisi,
la tua effimera ed immensa bellezza,
le eleganti tue movenze,
il tuo dolce profumo,
il sapore evanescente
d'ogni tuo gesto
ti rendono, donna,
il dono più grande,
la più godibile gioia
che la vita abbia addotto
a noi, piccoli uomini.
Donna
Tu, accogliente ed ambigua
sei così onnipresente
lunatica e fugace.
Il tuo fiore è mistero,
la tua luce è pungente.
Bramata, amata, desiderata,
l'obbiettivo primario.
Donna, tu non ringrazi
per il dono che hai ricevuto,
e vai sbandierandolo,
come se merito
non ci fu più grande.
Donna, tu oggi sei spenta
e vivi crogiolandoti
di quell'effimero fiore
che presto sarà appassito.
Donna, non pensi a domani,
ma pretendi pur oggi
c'ogne grazia ti sia fatta,
ed ogn'omaggio reso
a ciò che non t'appartiene.
Donna, tu insudici il tuo dono
macchiandolo di schifosa superbia,
sì che colui che ier t'amava
oggi t'odia.
Vantandoti vai,
custodendo te stessa.
Con noncurante ignoranza
calpesti ogni color di sentimento
sbocciato nel prato della vita.
Tu se' la vita del corpo
e la morte dell'anima,
più vuota delle vene dell'esangue.
